Dal passato al futuro
l’origine della masseria e la trasformazione
Un po’ di storia
Questa masseria si trova oggi in una zona di straordinaria importanza non solo da un punto di vista turistico ma anche culturale. Infatti, l’agriturismo è a pochi chilometri da Comuni che hanno avuto una storia significativa per l’intera regione. Si pensi a paesi come la vicina Alberobello, Locorotondo, Martina Franca e Cisternino. E di certi segni e simboli, ereditati dalla tradizione del passato, questa dimora ne è scrigno come documentano atti di Archivi storici. L’attuale Masseria Catucci era detta “il Capitolo”. A proposito della famiglia Catucci va ricordato che questo cognome deriva dall’antico popolo dei Cadurci. Tale stirpe venne sconfitta dai Romani e resa schiava, dopo aver loro apposto gagliarda resistenza. Il nome mutò poi in Carducci e, successivamente, in Caturci e da ultimo in Catucci. Alcune fonti storiche dicono che erano abili nella confezione dei vasi a cadurcio (o cartoccio). Probabilmente era originaria della Gallia trapiantata nel Regno di Napoli sin dall’epoca romana. Nello stemma famigliare viene rappresentato, su di uno sfondo azzurro, un levriero rampante d’argento, collarinato d’oro, che guarda una stella a 8 raggi d’oro posta in alto a destra. Verosimilmente, l’attuale masseria si trasformò su parte delle terre appartenute a Pirro de Mariano in località Gurgo Sciano, termine topico già obsoleto nella seconda metà del Seicento. La masseria, infatti, nel 1697, imprecisamente denominata Santullo, apparteneva alla famiglia martinese Montanaro. Nel 1705, invece, è localizzata nel luogo detto Li Corrieri in territorio di Martina per un’estensione complessiva di 90 tomoli (poco più 76 ettari e mezzo) di cui 40 di terre chiuse e 50 di terre aperte, sulle quali insistevano una lamia, una cavallerizza, un cortile, pozzi e una vigna di 8 quartieri, ossia 1 tomolo (mq 8.516)
Oggi, impresa innovativa
La meravigliosa struttura, saggiamente recuperata e portata al suo antico splendore, secondo i canoni di architettura tradizionale, offre l’opportunità di far conoscere al visitatore i ritmi e i gesti della vita contadina. E’ davvero un delizioso, piccolo e genuino borgo contadino in cui palmenti e pagliai sono oggi spazi di accoglienza, dove trascorrere piacevolmente il tempo di un soggiorno perfetto o di una cena di qualità che guarda alla tradizione culinaria pugliese. I fratelli Antonio e Leo custodiscono accuratamente l’eredità culturale di famiglia. Da scoprire, lungo l’affaccio da una privilegiata balconata, sono l’aia antica, il pollaio, gli abbeveratoi per le carovane di un tempo, il prezioso orto e l’azienda produttiva che ruota attorno. La semplicità e autenticità dei luoghi coniugata al calore dell’accoglienza espressa dalla famiglia sono il connubio perfetto per un’esperienza di soggiorno indelebile nella meravigliosa Valle d’Itria. Memorabile perché si resta avvolti dal fascino di tempi non consegnati del tutto al passato.
La Masseria
Immersa in uno degli angoli più straordinari della Valle d’Itria
E’ immersa in uno degli angoli più straordinari della Valle d’Itria. A pochi minuti da Locorotondo, tra i borghi più belli d’Italia, la fiabesca Alberobello e la signorile Martina Franca. Tra le mete più visitate di questa “Murgia dei Trulli”, paesaggio incontaminato e ricco di testimonianze storiche ed umane di grande valore.
In contrada “Capitolo”, sulla vecchia via che un tempo conduceva a Monopoli, domina discreta questa masseria monumentale, oggi proprietà della famiglia Catucci. Semplici le linee architettoniche di un palazzotto a due piani reso ancora più mirabilmente affascinante da un annesso complesso di tipici trulli e “cummerse”. Quest’ultime una delle peculiarità costruttive tipiche della Valle d’Itria, ossia degli inconsueti tetti aguzzi che ricoprono le case legate all’architettura spontanea di queste terre. Una copertura costituita da lastre calcaree, chiamate chiancarelle, che rivestono delle volte a botte.
La luce di queste contrade mettere in risalto le particolarità di una architettura tipica in cui l’occhio viene rapito dalle pareti allattate a calce o apprezza la pietra minuziosamente levigata per sfruttarne la naturale freschezza che all’interno si coglie tutta.
Dalla terrazza del nucleo più recente, risalente ai primi anni del secolo scorso, oggi complesso a due piani colorato di rosso, si gode della visione di un scenario mozzafiato tipico. Da scoprire lungo l’affaccio di una privilegiata balconata sono i segni di un paesaggio unico, tpico della Valle d’Itria.. Straordinaria la bellezza della macchia mediterranea costituita da boschi lussureggianti, intervallata qua e là, da campi di verdi pascoli delimitati da muretti a secco. Si avverte nell’aria quel relax che sanno regalano dolci vallate in cui si nascondono vigneti che da cui nasce il Bianco doc di Locorotondo, apprezzato in tutto il mondo.
Quello dell’agriturismo “Catucci” è un esempio di architettura realizzata in pietra locale. Manufatti che ci consentono di leggere la sapienza di sempre più rari maestri, ancor ‘oggi in grado di recuperare quell’ “umanesimo” fatto di pietra. Grande attenzione è stata dedicata all’eco sostenibilità nel recupero della masseria, grazie anche all’ impiantista Domenico Carparelli spinto sensibilità culturale di Leonardo Catucci. Infatti, per esempio, è stato installato uno tra i primi impianti di condizionamento con innovativa pompa di calore ad inverter che si serve dell’ inerzia geotermica del sottosuolo.